giovedì 7 maggio 2015

IL “5 E L’8” PER MILLE.

Purtroppo siamo arrivati in un momento in cui ci si deve difendere dagli assalti continui alla diligenza: denaro pubblico. Pseudo “Fondazioni politiche” che, sotto la sovresposta, secondo me, anche dubbia appartenenza alla classificazione di organizzazioni “no profit”, “ne approfit-ano”.
Alcuni di questi enti, secondo me, sottraggono altre risorse preziose alla popolazione che vengono spartite tra amici e fiancheggiatori della politica. Quella formata da politici giunti loro malgrado in una fase terminale della loro carriera. Oppure caduti, per troppa avidità, nel mirino della verità. E, conseguentemente allontanati da una visione espositiva che metterebbe a rischio l’intero sistema, spostati a dirigere fantomatiche “Fondazioni” specifiche e adatte allo scopo. Come Centri studi e o Fondazioni anche Bancarie “no profit”, create per lo scopo.
D’Alema in un intervista, ebbe la faccia tosta di rispondere, ad un giornalista, che chiedeva lumi sul suo futuro politico, che lui ora si occupava delle “SUE” Fondazioni, lasciando intendere un allontanamento dalla scena politica.
Per difenderci da questo “costume” (senza suffisso aggiungetelo voi), potremmo invece, destinare il “5 o l’8 per 1000” ad organizzazioni veramente bisognose di sostegno economico ed allo stesso tempo utili alla comunità e non alle singole attività mascherate da “onlus” dai politici.
Come certamente saprete, all’8 per mille, che destina fondi ricavati dai redditi assoggettati ad IRPEF oltre allo Stato stesso(?), alla chiesa cattolica e alle confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa (non è chiaro con chi). È stata data la possibilità, “al contribuente” di destinare una quota IRPEF aggiuntiva del 5 per mille ad attività “no profit” socialmente rilevanti ed alla ricerca.
È bene altresì, essere informati che, nel qual caso non vengano apportate, sulle Dichiarazioni dei redditi, indicazioni relative alla destinazione - l’otto e il cinque per mille della quota IRPEF, verrà comunque devoluto in percentuale a tutte le categorie aventi diritto, ivi comprese quelle stesse attività politiche “no profit” o “ne approfit” di cui sopra.
Tanto è vero che, alle porte dell’appuntamento obbligatorio per le Dichiarazioni dei Redditi, in un tipico atteggiamento subdolo, fuorviante e mai chiaro della politica. Per scoraggiare, quella che dovrebbe essere una regola morale collettiva solidale, lo Stato, non offre informazioni sufficientemente chiare o certezze sulle probabili organizzazioni ascritte aventi diritto di attingere alle quote IRPEF devolute. Sulle quali, ognuno secondo la propria coscienza individuale, dovrebbe essere stato messo in condizioni di effettuare un scelta libera da influenze esterne. Invece, la maggior parte delle decisioni viene affidata ai CAF oppure a professionisti abilitati che, secondo le tendenze politiche dei primi o umorali e non solo dei secondi, indirizzeranno o consiglieranno. E anche in questa fase il contribuente è posto in una posizione di spettatore.
Incapacità degli uffici ministeriali preposti oppure mera volontà politica?